Customer Engagement: cosa influenza gli utenti dei social media oggi?

by Mar 18, 2019Analisi Social Network

Le aziende che oggi vogliono intercettare i propri potenziali utenti o consumatori devono comprendere a fondo il modo in cui si consulta il web, si naviga sui social e si passa agli acquisti. Le tendenze evolvono sui social media, così anche il marketing deve stare al passo.

La domanda allora potrebbe essere: cosa influenza gli utenti dei social media oggi? E cosa significherà questo per il brand marketing? Proviamo ad individuare alcuni punti chiave e tendenze da tener d’occhio.

Ci si può fidare dei social network?

La presenza di milioni di utenti sulle piattaforme social, se da una parte costituisce un’ottima notizia per i marketer che possono intercettare un pubblico sempre più ampio, dall’altra ha alimentato una modalità di fare advertising non sempre corretta o ben pensata che ha sopraffatto gli utenti stessi, minando al rapporto di fiducia iniziale.

Il risultato è che siamo sempre più diffidenti rispetto alle informazioni che troviamo sui social e rischiamo di diventare prevenuti rispetto ad un brand o un’azienda, quando avvertiamo una scarsa autenticità nei contenuti comunicati.

È necessario pertanto ritrovare un approccio più autentico per ricostruire una fiducia in crisi. I brand devono connettersi con il loro pubblico (soprattutto quello più giovane) evidenziando una buona dose di umanità attraverso una strategia marketing che “commercializza” meno e costruisce di più una relazione. Il futuro del Customer Engagement come “filosofia di vita” passa anche da qui.

Storytelling: costruire la narrazione del brand

La popolarità dei social media è connaturata al fatto che ci permette di condividere le nostre esperienze di vita con amici, conoscenti e non solo. Possiamo raccontare le nostre storie attraverso i post, e possiamo vedere un’istantanea della vita di tutti attraverso i news feed.

Questo tipo di contenuto originario ritorna ad essere quello più efficace per connettersi con gli altri: il racconto autobiografico, o di un fatto quotidiano, ottiene più consensi e genera un coinvolgimento maggiore rispetto ad altri tipi di contenuti o di informazioni che passano inosservate.

Le aziende dovrebbero puntare sempre più a raccontarsi, prima come team e persone, poi come prodotto e servizio. C’è la necessità di una narrazione strategica del brand, che porti l’utente ad un’azione e che permetta all’azienda di distinguersi dai competitors.

Per avere un impatto efficace, i contenuti elaborati dai brand sulle piattaforme social devono essere mirati e creativi. Meno contenuti, se pensati con attenzione e ben posizionati, avranno un impatto maggiore di un’abbondanza di materiale (post, immagini, video) non ispirati, pesanti o visti come poco profondi o noiosi.

Metterci la faccia, funziona?

Mettere un volto reale e umano ad un marchio è fondamentale per costruire fiducia e fedeltà, soprattutto per le piccole imprese relativamente sconosciute. Il personal branding è un must sui social media.

Si può immaginare che in futuro le aziende che impareranno a promuovere il proprio elemento umano avranno un reale vantaggio rispetto a quelle che invece si nascondono dietro un logo.

Una tendenza popolare nell’umanizzazione di un’azienda è quella di promuovere il suo leader o alcuni componenti principali del team (attraverso interviste, webinar, blog e altro). Dare al pubblico una visione ravvicinata di tutta l’azienda può aiutare a rafforzare la brand reputation.

Chiara Ferragni, imprendirice digitale ed influencer con 16 milioni di follower solo su Instagram

Customer Engagement ed influencer

Gli influencer possono essere incredibilmente efficaci come venditori sui social. Chi segue un influencer, lo sa.  Sono figure che hanno riunito intorno a sé comunità enormi, distribuite in tutto il mondo, e che sponsorizzano decine di marchi alla volta. Ci si può fidare di quanto viene proposto? Si tratta di influencer da milioni di followers ai quali i brand affidano la propria immagine, pagando spesso cifre altissime.

Il fenomeno dei micro-influencer

Una tendenza che si sta affermando negli ultimi tempi è quella di rivolgersi ai micro-influencer (da mille a centomila follower, al massimo) che si ipotizza abbiano un potenziale di credibilità più alto perché riescono ad interagire meglio con la propria comunità (più piccola). È l’amico o l’amica, è la persona della porta accanto che ha testato un prodotto o servizio e te lo racconta con parole sue. Sempre più le aziende stanno investendo su questo fronte, assoldando decine di micro-influencer (anche con budget contenuti) per diversificare il target di riferimento.

Un trend in crescita o destinato a morire?

L’influencer marketing è forse meno diretto rispetto alle forme tradizionali di advertising, ma può effettivamente creare modi autentici di collegamento con i clienti. È un fenomeno che non morirà e che tenderà ad evolversi in parallelo al cambiamento del pubblico e alle nuove relazioni di engagement che le aziende sapranno instaurare, solo se saranno in grado di intercettare gusti e necessità.