Le aziende che oggi vogliono intercettare i propri potenziali utenti o consumatori devono comprendere a fondo il modo in cui si consulta il web, si naviga sui social e si passa agli acquisti. Le tendenze evolvono sui social media, così anche il marketing deve stare al passo.
La domanda allora potrebbe essere: cosa influenza gli utenti dei social media oggi? E cosa significherà questo per il brand marketing? Proviamo ad individuare alcuni punti chiave e tendenze da tener d’occhio.
Ci si può fidare dei social network?
La presenza di milioni di utenti sulle piattaforme social, se da una parte costituisce un’ottima notizia per i marketer che possono intercettare un pubblico sempre più ampio, dall’altra ha alimentato una modalità di fare advertising non sempre corretta o ben pensata che ha sopraffatto gli utenti stessi, minando al rapporto di fiducia iniziale.
Il risultato è che siamo sempre più diffidenti rispetto alle informazioni che troviamo sui social e rischiamo di diventare prevenuti rispetto ad un brand o un’azienda, quando avvertiamo una scarsa autenticità nei contenuti comunicati.
È necessario pertanto ritrovare un approccio più autentico per ricostruire una fiducia in crisi. I brand devono connettersi con il loro pubblico (soprattutto quello più giovane) evidenziando una buona dose di umanità attraverso una strategia marketing che “commercializza” meno e costruisce di più una relazione. Il futuro del Customer Engagement come “filosofia di vita” passa anche da qui.
Storytelling: costruire la narrazione del brand
La popolarità dei social media è connaturata al fatto che ci permette di condividere le nostre esperienze di vita con amici, conoscenti e non solo. Possiamo raccontare le nostre storie attraverso i post, e possiamo vedere un’istantanea della vita di tutti attraverso i news feed.
Questo tipo di contenuto originario ritorna ad essere quello più efficace per connettersi con gli altri: il racconto autobiografico, o di un fatto quotidiano, ottiene più consensi e genera un coinvolgimento maggiore rispetto ad altri tipi di contenuti o di informazioni che passano inosservate.
Le aziende dovrebbero puntare sempre più a raccontarsi, prima come team e persone, poi come prodotto e servizio. C’è la necessità di una narrazione strategica del brand, che porti l’utente ad un’azione e che permetta all’azienda di distinguersi dai competitors.
Per avere un impatto efficace, i contenuti elaborati dai brand sulle piattaforme social devono essere mirati e creativi. Meno contenuti, se pensati con attenzione e ben posizionati, avranno un impatto maggiore di un’abbondanza di materiale (post, immagini, video) non ispirati, pesanti o visti come poco profondi o noiosi.
Metterci la faccia, funziona?
Mettere un volto reale e umano ad un marchio è fondamentale per costruire fiducia e fedeltà, soprattutto per le piccole imprese relativamente sconosciute. Il personal branding è un must sui social media.
Si può immaginare che in futuro le aziende che impareranno a promuovere il proprio elemento umano avranno un reale vantaggio rispetto a quelle che invece si nascondono dietro un logo.
Una tendenza popolare nell’umanizzazione di un’azienda è quella di promuovere il suo leader o alcuni componenti principali del team (attraverso interviste, webinar, blog e altro). Dare al pubblico una visione ravvicinata di tutta l’azienda può aiutare a rafforzare la brand reputation.
Customer Engagement ed influencer
Gli influencer possono essere incredibilmente efficaci come venditori sui social. Chi segue un influencer, lo sa. Sono figure che hanno riunito intorno a sé comunità enormi, distribuite in tutto il mondo, e che sponsorizzano decine di marchi alla volta. Ci si può fidare di quanto viene proposto? Si tratta di influencer da milioni di followers ai quali i brand affidano la propria immagine, pagando spesso cifre altissime.
Il fenomeno dei micro-influencer
Una tendenza che si sta affermando negli ultimi tempi è quella di rivolgersi ai micro-influencer (da mille a centomila follower, al massimo) che si ipotizza abbiano un potenziale di credibilità più alto perché riescono ad interagire meglio con la propria comunità (più piccola). È l’amico o l’amica, è la persona della porta accanto che ha testato un prodotto o servizio e te lo racconta con parole sue. Sempre più le aziende stanno investendo su questo fronte, assoldando decine di micro-influencer (anche con budget contenuti) per diversificare il target di riferimento.
Un trend in crescita o destinato a morire?
L’influencer marketing è forse meno diretto rispetto alle forme tradizionali di advertising, ma può effettivamente creare modi autentici di collegamento con i clienti. È un fenomeno che non morirà e che tenderà ad evolversi in parallelo al cambiamento del pubblico e alle nuove relazioni di engagement che le aziende sapranno instaurare, solo se saranno in grado di intercettare gusti e necessità.